La pandemia da Covid-19 sta facendo registrare dati in calo in tutto il mondo, ma il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus afferma che "continua a costituire un'emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale". Il direttore generale riconosce che la pandemia da Covid-19 è probabilmente in una fase di transizione e apprezza il consiglio del Comitato di Emergenza per il Coronavirus di monitorare la situazione per contenere potenziali conseguenze negative.
Il Comitato, infatti, ha riconosciuto che, sebbene i sottotipi di Omicron attualmente in circolazione a livello globale siano altamente trasmissibili, si è verificato un "disaccoppiamento" tra infezione e malattia grave rispetto alle precedenti varianti. Tuttavia, "il virus conserva la capacità di evolversi in nuove varianti con caratteristiche imprevedibili". Il Comitato ha espresso pertanto la "necessità di migliorare la sorveglianza e la segnalazione di ricoveri e decessi per comprendere meglio l'attuale impatto sui sistemi sanitari".
Da qui la richiesta di cautela di Ghebreyesus sulla fine dell’emergenza sanitaria globale. “Il Covid fa ancora troppi morti: la scorsa settimana se ne sono registrati circa 40mila, più della metà in Cina”, dichiara. "Entrando nel quarto anno di pandemia, siamo senz'altro in una situazione migliore rispetto a un anno fa, quando l'ondata di Omicron era al picco e oltre 70mila morti a settimana venivano riportate all'Oms", premette Ghebreyesus. Ma, nelle ultime settimane, il boom di contagi in Cina ha portato a un aumento dei decessi, da non sottovalutare. Lo scorso ottobre, quando si è tenuta l'ultima riunione del Comitato di emergenza, "il numero di morti era il più basso dall’inizio della pandemia meno di 10mila a settimana. Ma dall'inizio di dicembre, i decessi sono tornati nuovamente ad aumentare: 40mila circa la scorsa settimana, oltre la metà in Cina".